Qualche anno fa apparve su Steam FTL – Faster Than Light, un gioco apparentemente innocuo ma capace di avvincere come pochi altri, fino a creare una certa dipendenza, e di raccogliere premi, onori (e copie vendute) in larga quantità. Dietro quel gioco c’era lo sviluppatore Subset Games che oggi torna sotto le luci della ribalta con un nuovo titolo, Into the Breach, che pare proprio avere le stesse ottime qualità del predecessore.

Into the Breach è uno strategico a turni che ricorda alla lontana il classico Front Mission 3, uno dei migliori titoli prodotti da Square (quando non era ancora SquareEnix) per la prima Playstation. Lo scenario di gioco, che come background vede la Terra invasa da entità aliene che l’hanno conquistata e il genere umano in balia di mostri chiamati Vek, è composto da una griglia 8×8 al cui interno si trovano a combattere i mech guidati dagli umani contro queste apparentemente indistruttibili creature. Ogni mech, prevedibilmente, ha punti di forza e di debolezza e ricopre una funzione specifica all’interno dello schieramento.

Into the Breach è un gioco in cui la pianificazione delle proprie mosse è condizione necessaria (ma non sufficiente) per ottenere la vittoria. La mappa di 64 caselle risulta decisamente poco “spaziosa” se paragonata a quelle di capolavori quali il già citato Front Mission 3 o titoli quali X-Com o Final Fantasy Tactics, e dal momento che le forze nemiche sono sempre soverchianti (almeno metà dei mostri emergono dal terreno senza preavviso) trovarsi nel punto giusto al momento giusto può segnare la differenza tra vittoria e sconfitta. La strada verso il successo è complicata poi dal fatto che i nostri mech non hanno solo una funzione offensiva (eliminare i nemici) ma anche difensiva (proteggere città e centrali elettriche che forniscono l’energia necessaria al combattimento) e bisogna quindi stare molto attenti a non colpire per sbaglio obiettivi amici o non far finire un mostro addosso ad un palazzo per errore, magari a seguito dello “spostamento d’aria” seguente ad un colpo di artiglieria pesante.

Ad aggiungere spessore strategico ad un titolo che già dovrebbe soddisfare ampiamente gli appassionati di tattica e strategia, accorrono features quali la personalizzazione dei mech, la varietà di missioni disponibili, le diverse vie che si possono seguire per giungere alla vittoria (e quelle, ancora più numerose che portano alla sconfitta…) e varie chicche sparpagliate quà e là come il poter ricorrere al supporto aereo o il poter sfruttare gli agenti atmosferici a nostro vantaggio per colmare il gap con gli avversari. Ogni pilota poi, “cresce” di missione in missione, “rpgizzando” un titolo che è quindi completo e soddisfacente da ogni punto di vista.

Into the Breach è poi un gioco di grande atmosfera: la storia, scritta dal veterano Chris Avellone, che aveva già collaborato con Subset Games nel 2014, ai tempi della commercializzazione di un’espansione del loro primo successo chiamata FTL: Advanced Edition, rientra nei canoni della fantascienza di stampo kaiju che il cinema ha proposto spesso, in varie incarnazioni, da Godzilla a Pacific Rim, passando per Starship Troopers, mentre una nota (letteralmente) positiva è data dalla clamorosa OST di Ben Prunty, che ha sul gioco lo stesso, devastante, impatto che ebbe la colonna sonora di Wings (per chi se la ricorda) sul classicone Cinemaware dei bei tempi andati.

Se Into the Breach non passerà agli annali come il più spettacolare di titoli strategici degli ultimi anni, data la sua propensione al minimalismo grafico, il nuovo gioco di Subset Games è un rifugio sicuro per ogni appassionato di titoli strategici. Il gameplay è immediato ma profondo, la confezione impeccabile, l’assuefazione inevitabile.

Into the Breach è disponibile su Pc e per ora non sono previste altre versioni. Certo, su smartphone ed eventualmente Switch sarebbe il gioco strategico definitivo…



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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